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"Conobbi il tremolare de la marina": è un verso che torna alla mente, e anzi penetra nelle segrete vie del cuore, leggendo questo libro. Da sempre Boccadarno ha quell'incanto che poeti e artisti, da D'Annunzio a Salvini, seppero apprezzare e custodire gelosamente nella propria memoria: come se le mareggiate e il libeccio ad altro non servissero se non a rendere terso l'orizzonte, un diamante dentro cui il volo dei gabbiani sembra accarezzare le isole della Capraia e della Gorgona. Un centro balneare attorno a cui, a partire dalla seconda metà del Settecento, sorse lentamente un paese sempre più ricco e splendente, popolato in estate da spensierati turisti e da suoni di orchestre nel cielo blu cupo. Un paese dove, nell'inevitabile folclore che accompagna la vita quotidiana tra Pisa e Livorno, i toni dominanti furono la sobrietà e la grazia. Un paese che ebbe una rapida ascesa e una altrettanto rapida decadenza, quasi che con la seconda guerra mondiale la storia volesse implacabilmente relegarlo nell'album di famiglia. Ecco cosa fu Marina di Pisa. Cosa poi possa esser un domani, sarà il futuro a deciderlo. Anche se il futuro siamo noi: almeno finché continueremo a sentire, in una sera qualsiasi, anche un solo violino che accompagna lo sciabordio delle acque lungo la foce dell'Arno.